Fatico a scrivere il tuo indirizzo
a tenere in mano la penna,
ripeto sottovoce il tuo numero
rivedo la strada, il palazzo
il portone dove tutto è iniziato.
Ti devo parlare del pozzo
profondo che scavo,
di un corpo che riempie
l’anima di sassi, stelle e pioggia
da rimanerci a guardarlo.
E lì misure a grandezze variabili
e somme di uno più uno,
di un semplice me e te,
di un’algebra relazionale basata
su un linguaggio di segni
fatti come noi.
E prima ancora dei baci
e prima ancora dei sogni
e prima ancora di vivere
ti devo guardare negli occhi
perché così abbiamo cominciato.
E'venuta fuori bene...
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